martedì 28 dicembre 2010

Voglio un ragazzo che...

Voglio un ragazzo che mi tenga per mano in fila al centro commerciale e che faccia morire di invidia le altre ragazze. Voglio qualcuno che canti per me nei momenti più impensabili anche stonando un po'. Qualcuno che sia più imbranato che romantico, ma che sia anche romantico. Un ragazzo che mi tiri i peluche quando faccio la scema. Qualcuno che scommetta con me baci sul fatto che mi può battere a tutti i vecchi giochi della playstation e poi mi lasci vincere. Un ragazzo che mi prenda in giro solo per sentire il suono della mia risata. Giocherebbe coi miei capelli tutto il tempo e mi sorprenderebbe con anelli da 50 centesimi. Qualcuno con cui poter condividere un lecca-lecca e con cui stendermi su una coperta per contare le stelle. Ci faremmo a vicenda le foto più stupide e ci spruzzeremmo con le pistole ad acqua in casa. Ma più di tutto, un ragazzo che sia il mio migliore amico e che non mi spezzi mai il cuore. Che mi faccia sempre solo ridere.


Sono fortunata perché io un ragazzo così l'ho trovato.

lunedì 20 dicembre 2010

Rainbow Cake a.k.a. la mia Torta Arcobaleno

Siccome già un po' di persone, dopo aver visto le foto su facebook, mi hanno chiesto la ricetta ho pensato di farci un bel post. La base della torta in sé è decisamente semplice: trattasi di una comunissima torta margherita. Lo ammetto: ho fregato la ricetta alla Parodi di Cotto e Mangiato... shame on me... io quella la detesto!! Comunque la parte diversa dal solito (e la più divertente) è la colorazione...
Ma andiamo per ordine e cominciamo dall'inizio.

INGREDIENTI
150gr. di zucchero
4 uova
200 gr. di burro ammorbidito (non te lo dimenticare come ho fatto io... già, la mia bellissima torta aveva un gusto un po' "piatto" e rileggendo la ricetta per copiarla qui mi sono resa conto del perché)
100 gr. di farina
100 gr. di fecola
1 bustina di lievito per dolci
1 bustina di vanillina (o 2 cucchiaini dell'aroma che preferisci)
coloranti alimentari
PROCEDIMENTO
Prima di tutto accendi il forno: dev'essere già caldo quando infornerai la torta, quindi puntalo a 180°C. Con la frusta elettrica, sbatti bene insieme le uova intere e lo zucchero in una ciotola finché il composto non diventa soffice e spumoso. Aggiungi il burro ammorbidito (o fatto un po' sciogliere nel microonde, se ti sei scordato di tirarlo fuori dal frigo per tempo) e continua a sbattere per un altro minuto. Incorpora la farina, la fecola, il lievito e la vanillina e mescola bene (attento a non far partire subito le fruste al massimo, altrimenti la farina non starà più nella torta ma tutta addosso a te e a decorare il pavimento della cucina).
Ecco, ora comincia la parte divertente! Dividi il composto in sei ciotoline ed aggiungi il colorante ad ognuna secondo i colori dell'arcobaleno. Io avevo solo i coloranti rosso, giallo e blu quindi li ho dovuti mischiare tra loro. Penso che tu sappia come si formano i colori partendo dai primari, ma non si sa mai:
Rosso
Arancione (Rosso+Giallo)
Giallo
Verde (Giallo+Blu)
Blu
Viola (Blu+Rosso)
Mia mamma mi ha visto e con gli occhioni da bimba dell'asilo mi ha chiesto se poteva mescolare lei i colori... :D




Beh, fatto questo, in una tortiera antiaderente (o con della carta da forno sul fondo) comincia a versare i colori uno sull'altro partendo dal viola per finire col rosso, senza scuotere la teglia altrimenti si mescolano.




Inforna a 180°C (forno GIA' CALDO) per 20-25 minuti (controlla la cottura con uno stuzzicadenti: nel mio forno, dopo 20 minuti era già pronta). Lascia raffreddare per una decina di minuti, poi toglila dalla teglia e appoggia su una griglia (ho usato quella del forno).




Io l'ho capovolta perché avevo bisogno che la superficie fosse piatta per poterla decorare col fondente di zucchero (rolling fondant), ma puoi anche lasciarla dritta e anche della semplice glassa (zucchero a velo e pochissima acqua) va più che bene.
Ecco una cosa che ho scoperto cercando video su come decorare le torte: prima di procedere col fondente o con la glassa o con un bello strato di panna montata, insomma con qualsiasi copertura è cosa buona e giusta sigillare tutte quelle antipatiche bricioline che finiscono sempre per rovinare l'aspetto finale. Intendiamoci, la torta poi è buona lo stesso, ma anche l'occhio vuole la sua parte, no? Quindi seguite il processo chiamato crumb coating che fa esattamente questo: rinchiude le briciole in uno strato sottilissimo di buttercream da lasciare raffreddare nel frigorifero per un paio d'ore prima di passare alla decorazione vera e propria, qualsiasi si voglia fare. Tranquilli non è troppo burrosa... la mia puoi farla così:

BUTTERCREAM AL CIOCCOLATO BIANCO
170 gr. di cioccolato bianco spezzettato
4 cucchiai di burro
½ tazza di panna acida (cioè panna liquida con un cucchiaio di succo di limone)
½ cucchiaino di sale
1½ tazza di zucchero a velo

Sciogli nel microonde a potenza media il cioccolato e il burro, poi lasciali raffreddare. Nel frattempo prepara la panna acida, visto che normalmente al supermercato non si trova... è semplice metti il succo di limone nella panna e aspetta un paio di minuti: la panna si raggrumerà leggermente e diventerà più densa. A quel punto la potrai aggiungere al composto di cioccolato e burro insieme al sale. Con le fruste elettriche amalgama bene il tutto finché non è tutto bello liscio e spumoso. Infine aggiungi lo zucchero a velo, incorporandolo poco alla volta sempre con le mitiche e immancabili fruste elettriche. Lascia raffreddare in modo che la crema si rassodi e sia più facile da spalmare. Per il procedimento, io ho seguito questo video.


Ed ecco il mio risultato:

Da lì poi puoi procedere alla decorazione come ho fatto io o seguendo la tua fantasia!



        
Signore e signori, ecco a voi la torta finita!




Se hai dei dubbi su come versare i colori, dai un'occhiata a quest'altro video: la tizia è un'oca, ma si capisce bene il procedimento.

Spero di esserti stata utile! Commentami, iscriviti, seguimi, insultami (no, magari quello no), dammi dei consigli se ti fa piacere. A presto e buon appetito!

martedì 14 dicembre 2010

TimeForRent: Seasons Of Love

Normalmente ci viene un po' meglio... avevamo due soli microfoni in tutto e manca ancora buona parte del cast, come si può sentire... però non ce la siamo cavata proprio male male... per ora!
http://timeforrent.blogspot.com/2010/12/seasons-of-love.html

lunedì 29 novembre 2010

Caro Babbo Natale...

Ok, Natale si avvicina. E' vero!! Sì, ok, manca quasi un mese ancora, ma dappertutto sono già spuntate le decorazioni natalizie, gli alberi di Natale, le lucine... I panettoni e i pandori, i torroni e tutte quelle diavolerie dolci che ti fanno ingrassare solo a pensare di aprire la confezione. Qualche post fa dicevo che nessuno legge i miei post, ma non è corretto: una persona c'è ed è la più importante... poi magari ogni tanto qualcuno ci capita per sbaglio. Io stessa sono finita su certi blog di perfetti sconosciuti solo cliccando per curiosità il tastino sulla barra in alto a sinistra che dice "Blog successivo>>". Va beh, non è importante. Il punto è che dato che quasi nessuno leggerà queste pagine posso permettermi di scrivere quello che mi passa per la testa, nella fattispecie tutte quelle cose che mi piacerebbe ricevere per Natale al posto degli improbabili regali che arrivano a volte...

Mi servirebbe una (o meglio due) teglia da torta antiaderente (o di silicone) coi bordi lisci di 20cm di diametro. E' da tanto che vorrei provare a fare una di quelle torte stile film americano a strati, ma ho solo delle tortiere enormi... Ok, magari questa è un po' troppo alta, comunque ho reso l'idea, no?
 Per lo stesso scopo, avrei bisogno anche di una livella per torte. Sì, esiste, non me la sono inventata. E' una specie di seghetto regolabile in altezza per pareggiare le torte (o tagliarle a metà per fare più strati) Oh,yes: anche questo aggeggio infernale è in mio possesso... in una versione anche migliore!
 Poi è da un po' che cerco un termometro digitale per alimenti. Vorrei provare a temperare il cioccolato o a fare il torrone o un sacco di altre cose per cui sapere la temperatura esatta del cibo è indispensabile. Ma per adesso non l'ho trovato in giro...

Ok, ho quasi finito con la roba da cucina... Ho già uno stampo in silicone da muffin, ma non ne disdegnerei anche uno da cupcakes (o mini-muffin che dir si voglia) perché ho un sacco di ricette da provare! Questo l'ho già ricevuto! YEEEEE!!! Anzi, ne ho ricevuti dueeeee!!!!! Così farò un quintale di cupcakes!
Oh, cambiamo genere. Libri. Adoro che mi si regalino dei libri. Sono in pochi a ritenerli ancora un regalo "accettabile", ma se si conoscono un minimo i gusti della persona a cui si deve fare il regalo, non c'è niente di meglio secondo me! Beh, ecco. Voglio leggere "The time traveller's wife" o "La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo" che dir si voglia (italiano o inglese è irrilevante, se non che in italiano poi lo posso far leggere anche a mia mamma) di Audrey Niffenegger. Aspetterò a leggerlo... ma almeno ora ce l'ho!
Cos'altro... beh, è da un sacco che mi voglio comprare degli orecchini d'argento, delle anelline. Piccole. Praticamente introvabili: ne vedo solo di enormi o arzigogolate mentre le vorrei semplici e che si incastrino su se stesse per chiudersi. Per intenderci, così: E questi me li sono comprati da sola :P


Ah, mi servono delle cuffie. Degli auricolari. Insomma, quei cosi che si infilano nelle orecchie per ascoltare la musica sul lettore mp3 o per isolarsi guardando qualcosa al computer. Niente strane diavolerie in-ear, riduzione del rumore esterno o robe del genere. Normalissime, semplicissime cuffie. Un po' tipo quelle che ti danno di default se prendi un qualsiasi lettore mp3, un po' tipo le mie vecchie Creative che si sono aperte a metà da quanto le ho usate. L'unica richiesta è che il cavo sia lunghetto. Non dico due metri di cavo, ma almeno non dover stare chinata in avanti per arrivare alla presa del computer col jack! E anche a queste c'hanno pensato le mie amiche ;)

Bene... dunque... ecco, mia sorella stava per comprarmi le manopole di H&M grigie, quelle tipo Bella in Twilight. Le voglio. Non so perché alla fine non le ha comprate, ma c'è anche caso che cambi idea e me le prenda... magari!! Se non hanno strani ponpon, andrebbero bene anche bianche. In effetti ha cambiato idea e me le ha comprate: viva le sorelle indeciseeee!

Ah, tanto per rimanere in tema: tra qualche giorno esce il dvd di Eclipse... *ammicco ammicco*
Ho Twilight e New Moon... che faccio, non prendo Eclipse? Non posso lasciare la saga così a metà! Quindi ecco un altro possibile regalo per me. Ma non mi interessano versioni con mille dischi e ore di contenuti speciali che sì e no si guardano una volta sola poi più. Basta l'edizione base, un disco e l'importante è che ci sia il film. Cari... questo è arrivato da cognato e morosa *_*





Siamo vicini alla fine. Un po' mi vergogno ad ammetterlo, ma nonostante io sia una megafan, renthead fino all'osso, non ho la versione originale dell'Original Broadway Cast e nemmeno della colonna sonora del film. Sono una fan, ma con pochi soldi XD 

Per ora non mi viene in mente altro, anche se sono certa che di cose ce ne sarebbero a bizzeffe. Queste sono quelle a cui penso più spesso negli ultimi giorni. Chissà se i miei messaggi subliminali (non tanto) arriveranno a qualcuno... anche se preferirei che quel certo qualcuno pensasse ad un regalo per me da solo, con la sua bella testa ricciolina.

Ah, se come me faticate a trovare lo spirito natalizio, vi consiglio di fare un salto qui, su http://christmasfm.ie/ e ascoltare lo streaming.

lunedì 22 novembre 2010

Siamo fatti per stare insieme

[...] Poi, certamente, ogni tanto nella vita ti capitano delle botte di culo. E dopo, solo dopo aver perso comunque il senno, il sonno, la ragione e i sentimenti per qualcuno, ti rendi conto - ma dopo, del tutto incidentalmente - che quella lì è anche la persona giusta, anzi perfetta per te. E allora alè, felicità a mille, festeggiamenti, dichiarazioni di fedeltà, e deliri sul Fato, il Destino, la Predestinazione, i bioritmi e Marte in Ariete e "Io l'avevo capito subito la prima volta che l'ho visto che era l'uomo giusto per me": balle. È solo una botta di culo. [...]


Oggi ho rispolverato un monologo che avevo imparato all'inizio dell'anno e che poi era finito nel dimenticatoio: la grande Lella Costa col suo "L'amore non è cieco". Come tutte le volte, mi sono fatta una grande risata perché è fenomenale, divertente e... beh, direi anche abbastanza vero. Come vogliamo definire quello stato di grazia in cui siamo certi di aver trovato l'altra metà? Quando si capisce che si è fatti proprio per stare con una certa persona e non con qualcun altro? Quando si comincia ad interiorizzare la certezza che le cose dovevano proprio andare così, da sempre? È esaltante, appagante e fa anche un po' paura, ma in senso buono. Cos'è per me l'Amore già l'ho detto e probabilmente ho usato molte più parole di quante fossero necessarie in realtà, ma solo perché è un sentimento basilare eppure così complesso da richiedere la descrizione di mille sfaccettature tutte diverse se lo si vuole raccontare. Solamente più di recente ho realizzato che ci sono proprio cascata dentro in pieno, mi ci sono buttata come Mr. Darcy nel lago della famosissima scena con tutti (o quasi) i vestiti ancora addosso.
E quindi? Io e te siamo fatti per stare insieme? Siamo destinati ad essere una cosa sola? Era scritto fin dal principio che dovevamo innamorarci ripetutamente?
Forse...

Forse sì.

O più probabilmente è stata e continua ad essere una gran botta di culo.

martedì 26 ottobre 2010

Buon viaggio, Marietta

Cos'avevo detto nell'ultimo post? Che le cose cominciavano ad andare bene? Ecco, quest'anno va così: appena mi fermo un istante a pensare che finalmente tutto gira dal verso giusto, che è un bel periodo, che sono felice succede qualcosa di brutto. Sarò io che mi attiro da sola la sfiga? Non ci credo... insomma, in questo bel momento ieri è venuta a mancare la nonna Maria. 
Sapevo che sarebbe successo presto, speravo addirittura che succedesse, però non è mai bello quando poi capita davvero. Almeno ora sta bene ed è tornata con Tony (mio nonno era così tenero quando la chiamava, mezzo in dialetto veneto, "la me dolce metà"). Avrà anche scoperto che le abbiamo detto un po' di bugie a proposito di Anthony, ma sono sicura che ha capito il motivo... e adesso se lo può coccolare senza paura di farlo cadere.
Non so perché, ma quando muoiono persone care comincio sempre a pensare alle cose che facevano da mangiare e che ora non ci sarà più qualcuno che mi preparerà quella determinata cosa esattamente allo stesso modo, con lo stesso sapore...
La nonna Maria per me sa di conserva di pomodoro, i pomeriggi d'estate in terrazza, le cassette rosse al sole, i pentoloni pieni d'acqua bollente, le bottiglie di passata, i barattoli di pelati...
Sa dell'anice con cui profumava le pizzelle, spalmate di marmellata chiara per merenda...
Sa di montagne di patate pelate, tagliate, lasciate in ammollo e fritte, il sabato sera...
Sa di fusilli alla nizzarda, maionese, olive, tonno e uova sode... e cetriolini sott'aceto.
Sa di arrosto col sughetto sbruciacchiato e patate al forno con la crosticina, di frittelle di fiori di zucca e torta di carote, di gnocchi di patate normali e al formaggio e pasta al forno con un angolo senza besciamella...
Sa anche di pizza al taglio il martedì a pranzo, perché il lunedì la pizzeria era chiusa per turno.
Mia nonna suona così e così e ha il colore acceso e deciso, forte come lei, dei fiori di fucsia che mi lasciava rubare dalle sue piante per usarle come bacchette magiche.
Ciao nonna, c'è una bicicletta per te anche in Cielo.
Ti voglio bene.

sabato 23 ottobre 2010

Time for Rent

Mi sono accorta che quando sto male o attraverso brutti momenti o periodi incasinati sento molto di più il desiderio, il bisogno di scrivere... sarà un caso che io non abbia più postato nulla da agosto? Ora scrivo, ma solo perché non voglio abbandonare queste mie pagine a se stesse: mi sono affezionata al mio blog che non legge nessuno! 
Alla fin fine non importa che ci sia qualcuno che lo segue, quanto che io possa di tanto in tanto sfogarmi un po'. Ormai posso solo lamentarmi di piccole cose però! :D 
Tipo che l'altra metà della mela vive a 402km. di distanza... però c'è e mi rende felice anche da così lontano. 
Tipo che preparare la tesi è una gran rottura... però ho finito gli esami e mi manca poco per concludere tutto. 
Tipo che non ho ancora imparato a cantare come vorrei... però sono la voce dei Ritardo Cronico e sarò Joanne in una produzione amatoriale di Rent. 

Ossantapatata!
Sarò Joanne!
IO!
Moi
Myself
Yo misma

Non mi sembra vero... In realtà ancora mi chiedo cosa si sia fumato Gigi quando ha pensato a me per quel ruolo, ma non importa perché mi piace un sacco!!! Certo, sarà strano con una Maureen "diversa dal solito"... la mia Maureen è sempre stata la Bea (che stavolta sarà Mimì, invece). La nuova non l'ho ancora conosciuta... staremo a vedere. Intanto posso dire che Mark ci azzecca tantissimo e non vedo l'ora di provare il tango con lui. 
Sono malata di Rent, che ci posso fare? Tra l'altro, a proposito di Rent, proprio oggi hotmail mi ha comunicato che chiuderanno i live.spaces e verranno trasferiti su wordpress così sono andata a vedere il mio, questa specie di blog a cui non accedevo da qualcosa come quattro anni. Ho trovato un intervento che avevo scritto nell'aprile del 2006, poco prima dell'uscita della versione italiana del film di Rent in cui raccontavo come avevo conosciuto questo musical... tutta la storia, dal viaggio a Londra con la Patti alla trasferta milanese con la Chiara e Franco... quanti ricordi!
Era scritto in maniera orribile, ma rimane pur sempre un pezzetto di me quindi ho deciso che in onore dell'inizio di questa nuova Rent-avventura copierò qui la (vecchissima) storia di come ho conosciuto Rent (did I mentioned that it changed my life?).

Il mio primo RENT
Posted on 20 aprile 2006 by patataalforno 
Manca ormai un solo giorno all’arrivo della versione italiana di Rent nelle sale cinematografiche e per l’occasione (oltre ad invitare TUTTI ad andare al cinema a vederlo) ho pensato di raccontare come ho io conosciuto Rent… È successo per caso, molti anni fa…
In quarta superiore (1999) sono andata a fare un weekend a Londra con mia zia. Io non c’ero mai stata, ma lei sì e mi disse che non si poteva andare a Londra senza vedere un musical… così ci guardammo un po’ intorno alla ricerca di un bel musical da vedere il sabato per cui ci fossero ancora dei posti liberi. La scelta era tra The Phantom of the Opera e Rent. Il fantasma era uno dei musical più famosi, mentre all’epoca né io né lei avevamo mai sentito parlare di Rent, così decidemmo di andare a vedere Il Fantasma dell’Opera (ancora adesso se ci penso mi mangerei le mani!)
Comunque il musical fu bellissimo e io mi dimenticai molto presto di Rent perché non sapevo neanche cosa fosse. Passarono un paio d’anni e nel 2001 (mi pare fosse quello l’anno... o era il 2000?) per un certo periodo fui molto amica di un ragazzo (Cristiano -che tra l’altro sabato prossimo si sposa: AUGURI!-) che conosceva un cantante (Umberto Scida) che faceva parte del cast italiano di Rent. Questo Umberto l’aveva invitato all’ultima performance del musical a Bologna. E non intendo l’ultima di Bologna, ma l’ultima ultima dopo la quale ognuno del cast sarebbe andato per la sua strada. Beh, Cristiano mi chiese se mi andava di accompagnarlo a vedere questo musical e io pensai che un musical è sempre un musical e risposi "Perché no?".
Un pomeriggio della settimana successiva sento suonare alla porta: guardo fuori e chi vedo? Cristiano! Era passato a prendermi per andare a vedere Rent a Bologna e io me ne ero COMPLETAMENTE DIMENTICATA! Per fortuna ero vestita (di solito quando sono in casa mi metto la tuta o qualcosa di comodo tipo pigiama) così ho afferrato la borsa e sono corsa fuori. Arriviamo al Teatro delle Celebrazioni di Bologna, ritiriamo i biglietti che Umberto Scida ci ha fatto tenere da parte e ci sediamo. Io non so cosa aspettarmi perché di Rent non so proprio nulla se non che l’ha prodotto la moglie di Pavarotti.
La scenografia è strana, fatta con pezzi di metallo, parti di biciclette… sono un po’ perplessa. Poi si abbassano le luci, entra un tipo con un maglione a righe e una sciarpa anche lei a righe: "Vigilia di Natale a New York…" Sono già presa… da lì in avanti è un turbinio di emozioni indescrivibile. È tutto così bello, così vero. E la musica è così coinvolgente… "Benny, cazzo!" Ma si può dire "cazzo" in una canzone? Suona così strano… tutto suona un po’strano: l’italiano fa un effetto un po’ particolare, ma io non conosco le canzoni in lingua originale e ci faccio presto l’orecchio. Alla fine del primo atto sono convinta che le canzoni di Rent non potrebbero essere state tradotte in nessun’altro modo.
Il secondo atto è devastante: non faccio quasi altro che piangere (e ancora adesso è così), ma esco dal teatro entusiasta. Ma non è finita perché Cristiano vuole andare a salutare Umberto nei camerini. Nei camerini?! Io non sono mai stata nei camerini di qualcuno di così importante (ormai per me il cast di Rent era quasi un sogno)… comunque entriamo: c’è un sacco di gente, ci sono tutti, ancora truccati e coi costumi di scena e quasi tutti piangono. Vengo presentata a qualcuno, un bacio a Umberto Scida, uno a Michele Carfora, uno a Francesca Taverni e ad altri che adesso neanche mi ricordo perché allora non sapevo chi fossero. All’improvviso entra un tipo che dice qualcosa tipo: "Siete stati tutti bravissimi, come sempre. Purtroppo lo sapete, questo spettacolo non ha dato i risultati sperati (in termini di soldini) quindi da oggi si chiude baracca. È stato bello arrivare fino a qui con voi e se mai un giorno si rimetterà in piedi Rent, posso dirvi già da ora che siete tutti confermati nel cast".
E giù lacrime, tutti che piangevano e si abbracciavano… una tristezza terribile. Ho pensato: ma come? Ho appena scoperto Rent e già finisce tutto?
Che serata… a tutti quelli che mi chiedevano com’era stato questo musical tutto in italiano rispondevo che era meraviglioso e che suonava bene anche con i testi in italiano.
Poi un giorno vado all’Iper di Ferrara per fare la spesa coi miei e guardando tra i cd lo vedo: RENT! Quello in italiano, proprio quello che ho visto io! Convinco mio papà a prendermelo e me lo ascolto tutto subito appena arrivo a casa… oggi ormai quel cd è consumato dalle tante volte che l’ho sentito… è stato per caso anche che sia entrata in possesso della versione del cast di Broadway (grazie a Roxy e Michele del PV – Percorso Vita- dove andavo a giocare a pallavolo): e chi se l’aspettava che esistesse qualcun’altro che amava Rent? In un anno non avevo trovato nessuno… Poi ho rotto talmente le scatole ai miei amici che li ho convinti ad ascoltarlo… ad alcuni è piaciuto subito (Franco e la Chiara), ad altri c’è voluto un po’ (Riky, Fabio, Dave…), a qualcuno proprio non c’è stato verso (Bea, Bobo), ma d’altra parte i gusti sono gusti! E vengo a sapere che ci fanno un film! Il film di Rent: che notizia… troppe cose in così poco tempo perché all’inizio di quest’anno (quando ormai ero rassegnata a non vedere più Rent in teatro (niente in Italia, niente a Londra: solo a Broadway che è un po’ fuori dalla mia portata) leggo sempre per caso, che sarà a Milano per una settimana! GAUDIO! Stavo proprio gongolando… Se non trovo nessuno che viene con me, ci vado da sola!! E invece la Chiara e Franco sono venuti con me… in compagnia è ancora meglio!
Io e Chiara andiamo in treno, Franco è a Bergamo per lavoro e ci raggiunge là (poi si torna in macchina con lui). Ho prenotato i biglietti su internet e siamo in prima fila! Dento il Teatro Ventaglio è grande, ma non è tutto pieno. Non sto nella pelle perché ho aspettato anni per poter rivedere questo capolavoro di Jonathan Larson (dopo aver sentito anche Tick, tick…. BOOM! sono sempre più convinta che quell’uomo fosse un genio). Si abbassano le luci e "Vigilia di Natale a New York…" è un sogno che si avvera… mi sembra di essere tornata indietro nel tempo anche se adesso so molte più cose, conosco le canzoni (non tutte perché nel cd italiano ne mancano un sacco e so solo la versione inglese), conosco i personaggi, gli attori, la storia… Come sempre arrivata alla morte di Angel sto già piangendo come una fontana… ma che bello essere di nuovo dentro Rent. Alla fine dello spettacolo scopro l’esistenza di un fanclub: e chi se l’aspettava?! Appena arrivo a casa (notte fonda) accendo subito il computer e invece di andare a letto leggo il forum. Mi sento a casa, anzi, io che pensavo di essere una delle poche persone patite di Rent, scopro che ci sono tantissimi ragazzi che ne sanno molto più di me… mi sembra di essere l’ultima arrivata, ma tutti mi accolgono subito come se fossimo vecchi amici. A oggi non sono ancora riuscita ad andare a un Rent-raduno, ma spero che prima o poi ce la farò…

Thank you, Mr Jonathan Larson!

Quanti ricordi... Sono poi tornata a vedere Rent a Roma a novembre dell'anno scorso, 2009: compagnia "amatoriale" che tanto amatoriale poi non era visto che più della metà del cast vive di musica e teatro. E' stato meraviglioso... e la mia prima volta in inglese. Due sere consecutive, mi sono fatta entrambi gli spettacoli; teatro microscopico, impalcatura stile muratore (strabella e molto evocativa), band dal vivo (figata assurda), recitato in italiano (perfetto), canzoni in lingua originale (senza sottotitoli, o sopratitoli che dir si voglia), Over the moon riadattata. Insomma, uno spettacolone! Mi spiace soltanto che non l'abbiano più riproposto (ad eccezione di una terza sera a cui purtroppo non sono riuscita a partecipare).
E adesso è il nostro momento, il mio momento, il mio sogno (beh, uno dei tanti, ma da qualche parte bisogna pur cominciare, no?): Rent, il mio Rent e faccio parte del cast! Abbiamo creato anche un blog per condividere tutto il percorso di creazione, dal nulla allo spettacolo vero e proprio (che dovremmo portare in scena nell'ottobre del 2011): "525600 minutes", il nostro tempo per preparare Rent, il nostro TimeForRent.

So che è presto per chiudere il bilancio del 2010 visto che siamo solo ad ottobre, ma un parziale lo posso azzardare. Se il 2009 era stato un anno difficilissimo, ma sotto il 90% dei punti di vista uno dei più belli, il 2010 è cominciato come l'anno più brutto che ricordi... però è andato migliorando fino a diventare quasi perfetto: ho lasciato indietro una persona falsa ed egoista e un finto amico che si è rivelato uno stronzo di prima categoria, ho quasi terminato l'università, ho guadagnato un gruppo in cui cantare, ho rimediato una parte in Rent, è nata Olivia, ho ancora con me le mie amiche e ho ritrovato l'amore della mia vita che avevo perso per strada tanti anni fa.
Alla fine l'"amico" stronzo una cosa giusta l'ha detta:

"Come si fa a non essere ottimisti?"


mercoledì 11 agosto 2010

Neutron Star Collision


Qualche ora trascorsa a guardare il cielo in cerca di stelle, stelle cadenti. Una stella, un desiderio da esprimere. Gli anni scorsi avevo liste interminabili di desideri da realizzare, tanto che le stelle che vedevo non erano sufficienti ad esaurire le mie richieste: mi mancava qualcosa quaggiù e cercavo la risposta lassù. Ieri notte ho semplicemente guardato il cielo, in parte nuvoloso, in parte illuminato, ma comunque perfetto. Ieri notte ho contato le stelle cadenti come facevo da bambina eppure non pensavo ai desideri da esprimere. Ieri notte ho riso e scherzato con le amiche, le mie sorelle acquisite. Ieri notte ho ascoltato canzoni che parlavano di stelle, avvolta in una trapunta che sapeva di mare. Ieri notte mi mancava una sola cosa, l'unico desiderio che ho espresso in silenzio alla stella più brillante che ha rischiarato il cielo.

Ieri notte mi sei mancato tu.

martedì 20 luglio 2010

Como agua para chocolate



"Tutti abbiamo dentro di noi gli elementi necessari per produrre il fosforo. Ma c'è di più. Benché nasciamo con una scatola di cerini dentro di noi, non possiamo accenderli da soli, abbiamo bisogno, come nell'esperimento, di ossigeno e dell'aiuto di una candela. Solo che in questo caso l'ossigeno deve provenire, per esempio, dal fiato della persona amata; la candela può essere un tipo qualsiasi di cibo, di musica, di amore, di parola o di suono che faccia scattare il detonatore e accendere in tal modo uno dei fiammiferi. Per un momento ci sentiremo abbagliati da una intensa emozione. Si produrrà dentro di noi un piacevole calore che con il passare del tempo si andrà affievolendo, lentamente, finché non sopraggiungerà una nuova esplosione a ravvivarlo. Ogni individuo deve scoprire quali sono i detonatori che lo fanno vivere, poiché è la combustione che si produce quando uno di essi si accende a nutrire di energia l'anima. In altre parole, questa combustione è il nostro nutrimento. Se non scopriamo in tempo quali sono i nostri detonatori, la scatola di cerini s'inumidisce e non potremo mai più accendere un solo fiammifero. Se questo accade, l'anima fugge dal nostro corpo, va errando nelle tenebre più profonde e cerca invano di trovare nutrimento da sola. Non sa che glielo potrebbe dare soltanto il corpo che ha lasciato inerme e pieno di freddo."
                                            dottor John Brown



giovedì 13 maggio 2010

The origin of Love


Ancora una volta a parlare d'amore... lo so: sono monotona... forse perché l'amore è una parte essenziale della mia vita, sia quando c'è che, soprattutto, quando manca. Qualcuno ha già detto la sua... Mi sono trovata a chiedermi (o meglio, mi è stato chiesto) cos'è per me l'Amore. Mica facile trovare una risposta.

Mica. Facile.
 
Inevitabilmente la prima cosa che viene da fare è ripensare a come ti sentivi, a quello che provavi le volte in cui in passato hai detto quelle due paroline a qualcuno.
Tre diverse persone.
Tre fasi diverse della mia vita.
Tre modi completamente diversi di amare.

La prima volta in cui provi qualcosa di forte.
L'uomo con cui pensi che potresti passare il resto della vita.
La passione che ti spiazza, travolgente e totalizzante.

Cos'hanno in comune queste tre esperienze? Perché ogni volta, nella mia testa, l'ho chiamato Amore?
Ti svegli al mattino ed è la prima cosa a cui pensi. È costantemente con te per tutta la giornata, in ogni cosa che fai. E alla sera è il tuo ultimo pensiero cosciente prima di cedere al sonno. Ma fin qui potrei tranquillamente aver descritto un'ossessione invece che l'Amore.
 
Quando ero più piccola il mio metro di giudizio erano i batticuori, le farfalle nello stomaco... come mi accelerava il respiro quando ricevevo una lettera, come il cuore mi batteva all'impazzata quando squillava il telefono, come una carezza sul braccio già mi faceva girare la testa e imporporare le guance. Purtroppo devo ammetterlo: una cosa del genere mi è ricapitata anche non troppo tempo fa... cervello spento, completamente. Perché, se ci penso razionalmente, lo so che non è questo l'Amore... semmai, se proprio devo dargli un nome, è innamoramento. Ed è bello, chi dice di no, bellissimo... ma non è ancora Amore.

Ma porca miseria! L'ossessione, ce l'ho. L'innamoramento, ce l'ho. Perché invece la definizione di Amore deve essere così difficile da trovare? Non credo che sia così complicato...  Non può essere così complicato! L'Amore è semplice, la maggior parte delle volte... è tutto ciò che ci gira attorno che complica le cose.
So che cosa non è... ma cos'è... quello rimane forse un po' un mistero... però voglio provarci.

Non è avere il battito accelerato per una telefonata. È l'incazzo (prima) e la preoccupazione (poi) quando sai che doveva chiamare e il telefono non suona.

Non è avere le farfalle nello stomaco prima di incontrarsi. È sentire un vuoto terribile dentro quando ci si lascia.

Non è solo avere interessi in comune. È condividerli.

Non è farsi regali costosi. È regalarsi anche solo delle cazzate e considerarle ancora più preziose.

Non è vedere ogni cosa nello stesso modo o, al contrario, pensarla in modo diverso su tutto. È confrontarsi continuamente.

Non è solo stare bene uno in compagnia dell'altra. È essere complici.

Non è parlare la stessa lingua. È capirsi e saper leggere anche i silenzi.

Non è solo immaginarsi i dettagli di una vita insieme. È non riuscire proprio ad immaginarsi una vita separati.

Non è solo poter essere completamente sinceri a tutti i livelli. È non aver bisogno di mentire.

Non è solo pensare a come impiegare il tempo insieme. È essere certi che qualunque cosa si faccia, purché sia insieme, andrà comunque bene.

Non è solo finire l'uno le frasi dell'altra. È capirsi solo guardandosi negli occhi.

Non è far venire l'altra persona prima di altre cose o persone nella propria scala di valori. È considerarla proprio fuori scala.

Non è solo attrazione fisica o intrippamento mentale. È completarsi ad ogni livello.

Non è solo essere fedeli. È non sentire il bisogno di tradire.

Non è solo darsi completamente all'altro. È non aspettarsi niente in cambio (anche se, già l'ho detto, a tutti piace quando poi quel qualcosa arriva).

Non è solo essere felici per quello che si riceve o per come l'altra persona ci fa sentire. È gioire della felicità altrui.

Non è solo sostenersi nei momenti difficili. È sentirsi impotenti quando non si riesce a togliere il peso dalle spalle dell'altra persona per portarlo sulle nostre.

Non è solo perdersi nell'altro. È lasciare avvicinare tanto questa persona da permetterle di perdersi in noi.

Non è darsi fiducia col contagocce per paura di soffrire. È darsi fiducia incondizionata anche se si ha una paura tremenda.

Non è non litigare mai. È avere la certezza che poi si farà pace.

Non è guardarsi e vedersi comunque "belli belli belli in modo assurdo". È riuscire a non temere mai il riflesso di noi che quell'altro paio d'occhi ci rimanda.

È tutto questo e molto altro, ma potrei non fermarmi più. Dell'affetto e del volersi bene non ho nemmeno parlato perché mi sembra superfluo, no?



Io ci credo, alla storia della mezza mela. Alla teoria dell'Amore di Platone, di un'anima sola divisa in due corpi. È l'unica cosa che mi ha fatto piacere la filosofia, al liceo (grazie, Giry: ti ho veramente adorato). Credevo anche che nel mondo fosse solamente una la combinazione perfetta possibile tra due metà... ma sai che c'è? Che con sei miliardi di persone non è possibile che tu funzioni bene con un'altra persona soltanto. Magari ci saranno combinazioni "diversamente" perfette, ma ugualmente valide. Altrimenti dovrei pensare che la maggior parte della gente si accontenta. Per qualcuno è sicuramente così, ma mi rifiuto di credere che sia così per tutti. Mi sono accontentata in passato, ma non mi voglio più accontentare.

Sono stata argento da bere per qualcuno; per qualcun altro sono stata l'oro da aspettare. A mia volta ho bevuto argento e aspettato oro... ad essere sincera ho anche stupidamente aspettato l'argento (o forse era addirittura rame?), ma questa è un'altra storia, la storia di una piantina di plastica. Voglio l'oro. Anzi, mo' me la tiro pure un po': voglio il platino.

Detto ciò... adesso sono innamorata? No. Sono ossessionata? Non credo proprio. Amo? Forse.  Alcuni sintomi ci sono, chiari e nitidi, ma non ancora tutti. O forse è solo la solita fottutissima paura che mi blocca.

Ai posteri l'ardua sentenza.

mercoledì 21 aprile 2010

Quanto dura la felicità?

Quanto un sorriso? Quanto uno sguardo? Quanto un abbraccio? Quanto un soffritto di pancetta? O il tempo di spegnere una sigaretta? I 90' più recupero del derby? I minuti che passano da quando la cameriera ti consegna il piatto che hai aspettato per quasi due ore a quando te lo sei spazzolato via tutto? Quanto un turno di Blood Bowl? Quanto la puntata di un telefilm demenziale? Il tempo di dividere in mazzetti le carte da gioco? Quanto il tiro di un dado? Quanto una passeggiata? Quanto l'infusione di una bustina di tè? Quanto un dvd pieno di vecchie foto? Quanto fare la schiuma al latte per preparare il cappuccino? Il tempo interminabile di cui hanno bisogno le patate nel forno? Quanto una gara di dolci? Quanto un bicchierino di Armagnac? Il tempo di un bacio?
Di sicuro è limitata... ma forse è proprio questo il punto: darle un inizio e una fine. Se fossimo perennemente felici non noteremmo neanche la differenza e tante piccole cose speciali che normalmente ci tirano su di morale rimarrebbero solo piccole cose da nulla.
E di sicuro lo scorso weekend ne ho ricevuto una buona dose. Di piccole cose da niente, ma molto speciali. Di felicità.
...strano che una buona parte di esse riguardasse il cibo, vero?

lunedì 5 aprile 2010

Come la marea

Mi era capitato più volte di pensare alla mia vita (soprattutto quella affettiva) degli ultimi mesi come ad un oceano burrascoso... mi sembrava continuamente di stare lì lì per affogare e quando pensavo di non farcela davvero più, arrivava un salvagente. Ma mi teneva a galla solo per poco, poi scivolava via di nuovo ed eccomi un'altra volta in balia delle onde. Non era semplice andare avanti in quel modo. Per nulla.
E tutto ad un tratto nemmeno più l'ombra dei salvagente... completamente sola in mezzo alla tempesta. Però all'orizzonte è spuntata una barca. Non un transatlantico, non una grossa nave: una barchetta... piccola, ma solida. Mi ha portata a riva e mi ha lasciata riposare per un po'. Ne avevo bisogno. Si è allontanata alla fine, però so che c'è, è lì fuori... se mi servisse aiuto nuovamente, so che potrei contare su quella barca.
Così, timidamente, sono scesa di nuovo in acqua... il mare sembra calmo ora, la tempesta è passata per il momento. Nuoto, ma non mi allontano da riva: non so se avrò il coraggio di arrivare al largo ancora per un bel po'... si sta bene qui... niente burrasche all'orizzonte... C'è una corrente tiepida ed invitante che mi lambisce e non escludo di cedervi, ma non so ancora bene dove porta e ho paura di lasciarmi andare alla deriva (hai visto mai che questa corrente mi riporti in mezzo all'oceano in burrasca?).
La felicità è ancora lontana, ma direi che va tutto nettamente meglio. "Come si fa a non essere ottimisti?" [cit.]

Quando sembra che non succeda più
Ti riporta via, come la marea, la felicità

venerdì 19 marzo 2010

No day but today: measure your life in LOVE

Aria di cambiamenti... sarà la primavera che bussa alla porta?

Lunedì mattina credevo che il mondo, il mio mondo, fosse finito.
Disastro totale. Distruzione apocalittica. Un vero e proprio macello, insomma.
Ma per lo meno ero fuori dal limbo. Bella consolazione, no? sapere di non trovarsi più nel limbo e di essere precipitati all'inferno... Decisamente un pessimo inizio di settimana. Un pessimo inizio d'anno, in realtà.

Poi un raggio di sole.
Una panchina. Una birra. Un sorriso.
Non dico che tutto si sia sistemato all'istante, ma i torrenti di lacrime hanno trovato una diga forte e sicura pronta a contrastarli. Qualcuno ha rimesso in piedi le mie fondamenta che erano sul punto di crollare: il pianto si è calmato e ho intravisto di nuovo la strada per il paradiso.
Per lo meno ora so che ci può essere ancora un paradiso... lontano forse, difficile da raggiungere, ma c'è. E' là, da qualche parte e so che sta aspettando me.
Ce la posso fare: sarò felice, lo so.

E dato che alla fin fine il mio mondo era in qualche modo sopravvissuto al tracollo, martedì ho fatto una cosa che non avevo mai fatto prima in vita mia... e ne serberò per sempre uno splendido ricordo. E se il ricordo pian piano sbiadirà, avrò sempre le mie parole scritte a farmi rivivere quei momenti.

Si continua, ci si rialza, si prende un'altra strada... magari si cammina con un po' più di incertezza dopo essere caduti ed essersi fatti male, ma non si può rimanere stesi a terra ad aspettare chissà chi o chissà cosa. Si va avanti.

Basta vivere di ricordi, di passato. Basta sperare in un futuro che non so cosa o dove porterà. E' il presente che devo vivere. E' il presente che è importante. Questo momento, ogni momento: in ogni istante vive la mia eternità.

Ho amato.
Amo.
Amerò.
E non sarà mai tempo sprecato.

"Yesterday is history, tomorrow is a mystery, but today is a gift. That is why it is called the 'present'."
"Ieri è storia, domani è mistero, ma oggi è un dono ed è per questo che si chiama 'presente'."

domenica 14 marzo 2010

Un amore di plastica

Love is a many splendored thing
Love lifts us up where we belong

All you need is love!

Love is just a game


Volevo essere più forte di ogni tua perplessità, ma io non posso accontentarmi se tutto quello che sai darmi è un amore di plastica!




Oggi va così... mi gira male. Nessuna ragione in particolare. Ho solo voglia di essere felice... felice davvero: profondamente, totalmente ed irrimediabilmente felice. Invece non mi ricordo più nemmeno come ci si sente. Sì, ci sono momenti di gioia, attimi di contentezza, persino giorni luminosi, ma niente di duraturo, niente di completamente reale e tangibile. E' proprio vero: tutto ciò di cui hai bisogno è l'amore. O almeno è ciò di cui sento di aver bisogno io. Poi però qualcuno ti ricorda che l'amore non basta. Certo, ci sono tante altre cose che servono per far funzionare un rapporto: passione, rispetto, complicità, fiducia, fedeltà, condivisione e così via... ma è l'amore, l'Amore che fa girare tutto. Quindi a me viene da pensare che se c'è l'Amore, tutto il resto dovrebbe venire da sé, spontaneo, automatico. Se ci si ama davvero i problemi si risolvono insieme...
Col cazzo. A quanto pare no. O meglio: io continuo a pensare che sia così, ma i fatti purtroppo mi smentiscono. E purtroppo la mia felicità continua a dover dipendere da qualcuno che non sono io. Purtroppo non basta solo amare per essere felici: c'è bisogno anche di essere riamati. E' inutile prendersi in giro... Non basta amare. Non. Basta. Perché a tutti piace sentirsi speciali, essere il centro dell'universo per qualcuno che è il centro del nostro, dipendere da qualcuno che dipende da noi.
Qualcuno una volta mi ha detto che l'Amore è come una piantina delicata: ha bisogno di cure costanti, di acqua, di concime, di tante piccole attenzioni quotidiane altrimenti deperisce e alla fine muore. Io avevo una piantina meravigliosa, piccina piccina, appena nata... aveva tanti teneri germogli e qualche bocciolo, promessa di fiori profumati e frutti succosi... Era riuscita a farsi strada in un terreno accidentato, ma era sopravvissuta comunque, caparbia e sfacciata. Poi è rimasta senza luce e senza acqua troppo a lungo ed ora sta cominciando a seccarsi poco a poco. Finché ci sarà speranza di vederla rinvigorire sarò sempre restia a gettarla, però a volte, anche se è difficile e fa male, bisogna accettare la realtà: che forse non si riprenderà mai, che forse non diventerà mai l'albero che eri convinto sarebbe diventata. E io non mi voglio accontentare, eventualmente, di un arbusto striminzito: mi merito l'albero, mi merito i fiori, mi merito i frutti.
E' per questo che lascerò che questa piantina, o quel che ne rimane, faccia un po' quel cavolo che le pare. Io la mia parte l'ho fatta. Io ci ho messo tutto quello che ci potevo mettere. Io le ho dato tutto ciò che avevo da darle. Adesso basta: mi serve qualcosa in cambio. Ne ho bisogno. Voglio i germogli, i boccioli oppure che si secchi definitivamente. Detesto questo bilico, non ne posso più.

Voglio solo essere felice... è chiedere tanto?




Sembra proprio di sì... finirò per comprarmi una piantina di plastica.