giovedì 13 maggio 2010

The origin of Love


Ancora una volta a parlare d'amore... lo so: sono monotona... forse perché l'amore è una parte essenziale della mia vita, sia quando c'è che, soprattutto, quando manca. Qualcuno ha già detto la sua... Mi sono trovata a chiedermi (o meglio, mi è stato chiesto) cos'è per me l'Amore. Mica facile trovare una risposta.

Mica. Facile.
 
Inevitabilmente la prima cosa che viene da fare è ripensare a come ti sentivi, a quello che provavi le volte in cui in passato hai detto quelle due paroline a qualcuno.
Tre diverse persone.
Tre fasi diverse della mia vita.
Tre modi completamente diversi di amare.

La prima volta in cui provi qualcosa di forte.
L'uomo con cui pensi che potresti passare il resto della vita.
La passione che ti spiazza, travolgente e totalizzante.

Cos'hanno in comune queste tre esperienze? Perché ogni volta, nella mia testa, l'ho chiamato Amore?
Ti svegli al mattino ed è la prima cosa a cui pensi. È costantemente con te per tutta la giornata, in ogni cosa che fai. E alla sera è il tuo ultimo pensiero cosciente prima di cedere al sonno. Ma fin qui potrei tranquillamente aver descritto un'ossessione invece che l'Amore.
 
Quando ero più piccola il mio metro di giudizio erano i batticuori, le farfalle nello stomaco... come mi accelerava il respiro quando ricevevo una lettera, come il cuore mi batteva all'impazzata quando squillava il telefono, come una carezza sul braccio già mi faceva girare la testa e imporporare le guance. Purtroppo devo ammetterlo: una cosa del genere mi è ricapitata anche non troppo tempo fa... cervello spento, completamente. Perché, se ci penso razionalmente, lo so che non è questo l'Amore... semmai, se proprio devo dargli un nome, è innamoramento. Ed è bello, chi dice di no, bellissimo... ma non è ancora Amore.

Ma porca miseria! L'ossessione, ce l'ho. L'innamoramento, ce l'ho. Perché invece la definizione di Amore deve essere così difficile da trovare? Non credo che sia così complicato...  Non può essere così complicato! L'Amore è semplice, la maggior parte delle volte... è tutto ciò che ci gira attorno che complica le cose.
So che cosa non è... ma cos'è... quello rimane forse un po' un mistero... però voglio provarci.

Non è avere il battito accelerato per una telefonata. È l'incazzo (prima) e la preoccupazione (poi) quando sai che doveva chiamare e il telefono non suona.

Non è avere le farfalle nello stomaco prima di incontrarsi. È sentire un vuoto terribile dentro quando ci si lascia.

Non è solo avere interessi in comune. È condividerli.

Non è farsi regali costosi. È regalarsi anche solo delle cazzate e considerarle ancora più preziose.

Non è vedere ogni cosa nello stesso modo o, al contrario, pensarla in modo diverso su tutto. È confrontarsi continuamente.

Non è solo stare bene uno in compagnia dell'altra. È essere complici.

Non è parlare la stessa lingua. È capirsi e saper leggere anche i silenzi.

Non è solo immaginarsi i dettagli di una vita insieme. È non riuscire proprio ad immaginarsi una vita separati.

Non è solo poter essere completamente sinceri a tutti i livelli. È non aver bisogno di mentire.

Non è solo pensare a come impiegare il tempo insieme. È essere certi che qualunque cosa si faccia, purché sia insieme, andrà comunque bene.

Non è solo finire l'uno le frasi dell'altra. È capirsi solo guardandosi negli occhi.

Non è far venire l'altra persona prima di altre cose o persone nella propria scala di valori. È considerarla proprio fuori scala.

Non è solo attrazione fisica o intrippamento mentale. È completarsi ad ogni livello.

Non è solo essere fedeli. È non sentire il bisogno di tradire.

Non è solo darsi completamente all'altro. È non aspettarsi niente in cambio (anche se, già l'ho detto, a tutti piace quando poi quel qualcosa arriva).

Non è solo essere felici per quello che si riceve o per come l'altra persona ci fa sentire. È gioire della felicità altrui.

Non è solo sostenersi nei momenti difficili. È sentirsi impotenti quando non si riesce a togliere il peso dalle spalle dell'altra persona per portarlo sulle nostre.

Non è solo perdersi nell'altro. È lasciare avvicinare tanto questa persona da permetterle di perdersi in noi.

Non è darsi fiducia col contagocce per paura di soffrire. È darsi fiducia incondizionata anche se si ha una paura tremenda.

Non è non litigare mai. È avere la certezza che poi si farà pace.

Non è guardarsi e vedersi comunque "belli belli belli in modo assurdo". È riuscire a non temere mai il riflesso di noi che quell'altro paio d'occhi ci rimanda.

È tutto questo e molto altro, ma potrei non fermarmi più. Dell'affetto e del volersi bene non ho nemmeno parlato perché mi sembra superfluo, no?



Io ci credo, alla storia della mezza mela. Alla teoria dell'Amore di Platone, di un'anima sola divisa in due corpi. È l'unica cosa che mi ha fatto piacere la filosofia, al liceo (grazie, Giry: ti ho veramente adorato). Credevo anche che nel mondo fosse solamente una la combinazione perfetta possibile tra due metà... ma sai che c'è? Che con sei miliardi di persone non è possibile che tu funzioni bene con un'altra persona soltanto. Magari ci saranno combinazioni "diversamente" perfette, ma ugualmente valide. Altrimenti dovrei pensare che la maggior parte della gente si accontenta. Per qualcuno è sicuramente così, ma mi rifiuto di credere che sia così per tutti. Mi sono accontentata in passato, ma non mi voglio più accontentare.

Sono stata argento da bere per qualcuno; per qualcun altro sono stata l'oro da aspettare. A mia volta ho bevuto argento e aspettato oro... ad essere sincera ho anche stupidamente aspettato l'argento (o forse era addirittura rame?), ma questa è un'altra storia, la storia di una piantina di plastica. Voglio l'oro. Anzi, mo' me la tiro pure un po': voglio il platino.

Detto ciò... adesso sono innamorata? No. Sono ossessionata? Non credo proprio. Amo? Forse.  Alcuni sintomi ci sono, chiari e nitidi, ma non ancora tutti. O forse è solo la solita fottutissima paura che mi blocca.

Ai posteri l'ardua sentenza.